Una lettera di Riccardo Muti sulla situazione del teatro alla Scala di Milano e' stata pubblicata stamane dal Corriere della Sera. Nella missiva il Maestro, dal 1986 direttore musicale, fa ''qualche riflessione'' sul suo silenzio ''interpretato in questi giorni in vario modo, a seconda delle diverse prospettive, sensibilita' e convenienze di molti''. Muti dice di volersi rivolgere ''non solo ai Lavoratori del Teatro alla Scala, ma a tutti coloro che quella istituzione ritengono patrimonio comune e insostituibile'' e conclude la lunga lettera dicendosi ''assolutamente consapevole che la Scala restera', finche' la nostra civilta' avra' bisogno di Cultura e di Musica e che gli artisti non sono insostituibili e a un certo punto devono uscire di scena''. Ai 'Lavoratori' che gli chiedono pubblicamente ''nella tempesta di questa ingarbugliata vicenda che sta divampando con sicuri danni alla immagine della Scala sia per i toni che per i modi'' da che parte stia il Maestro e perche' non viene allo scoperto, Muti replica: ''alla seconda domanda rispondo che non ho bisogno di venire 'allo scoperto', non mi sono mai nascosto, anche quando si e' trattato di suonare la Traviata al pianoforte di fronte a un pubblico furente ed urlante proprio per salvare l' immagine della Scala e perche' volevo che la Musica alla fine vincesse. 'Da che parte sta il Maestro?': mi sembrava evidente, dopo circa 20 anni di vita insieme, che io sono sempre stato dalla parte del Teatro, quindi dei Lavoratori che quel Teatro fanno vivere con il loro lavoro e la loro passione''. Muti rileva che ''oggi mi si accusa di non voler fare solo il direttore musicale ma anche il direttore artistico e, forse, il sovrintendente e forse influire addirittura sulla candidatura del prossimo sindaco. Dovrei sorridere se lo spettacolo non fosse cosi' malinconico''.
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